lunedì 4 febbraio 2008

Sulla lingua italiana... VI PREGO, SMETTETELA!!!

Riporto qui pezzetti di un articolo dell'Accademia della Crusca sull'inflazionatissimo, nonché errato, uso del "piuttosto che..." (da me abbastanza odiato).

http://www.accademiadellacrusca.it/faq/faq_risp.php?id=3930&ctg_id=93

Vari utenti, fra i quali Anita Raffaelli, Laura Cadel e Nicola Cucurachi, ci hanno chiesto delucidazioni sull'impiego sempre più frequente di piuttosto che con valore di disgiuntiva o.

(...)
Si tratta, come ha correttamente individuato la nostra lettrice, di una voga d’origine settentrionale, sbocciata in un linguaggio certo non popolare e probabilmente venato di snobismo (in tal senso è azzeccata l’allusione nel quesito a un uso invalso «tra le classi agiate del Settentrione»). Era fatale che tra i primi a intercettare golosamente l’infelice novità lessicale fossero i conduttori e i giornalisti televisivi, che insieme ai pubblicitari costituiscono le categorie che da qualche decennio - stante l’estrema pervasività e l’infinito potere di suggestione (non solo, si badi, sulle classi culturalmente più deboli) del "medium" per antonomasia - governano l’evolversi dell’italiano di consumo.
(...)
Non c’è giorno che dall’audio della televisione non ci arrivino attestazioni del piuttosto che alla moda
(...)
Eppure non c’è bisogno di essere dei linguisti per rendersi conto dell’inammissibilità nell’uso dell’italiano d’un piuttosto che in sostituzione della disgiuntiva o. Intendiamoci: se quest’ennesima novità lessicale è da respingere fermamente non è soltanto perché essa è in contrasto con la tradizione grammaticale della nostra lingua e con la storia stessa del sintagma (a partire dalle premesse etimologiche); la ragione più seria sta nel fatto che un piuttosto che abusivamente equiparato a o può creare ambiguità sostanziali nella comunicazione
(...)
Per quanto mi riguarda, non sono in grado di localizzare con sicurezza nello spazio e nel tempo l’insorgere della voga in questione. Mi risulta soltanto, sulla base di una testimonianza sicura, che tra i giovani del ceto medio-alto torinese il piuttosto che nel senso di o si registrava già nei primi anni Ottanta. È un fatto che questa formula è generalmente ritenuta di provenienza settentrionale (il che già contribuisce, presso molti, a darle un’aura di prestigio): «Un vezzo di origine lombarda, ma ormai molto diffuso, è quello di usare la parola "piuttosto" [...] nel senso di "oppure"», osservava criticamente un paio d’anni fa, sulla rivista L’esperanto, anno 31, n° 3, 5 aprile 2000, il direttore Umberto Broccatelli (scrivendo però "piuttosto" in luogo di "piuttosto che").
(...)
Per azzardare una ricostruzione di quel processo proviamo a partire da una frase del genere: «Andremo a Vienna in treno o in aereo». In questo caso le due alternative semplicemente si bilanciano. Se variamo la frase rafforzando il semplice o con l’aggiunta dell’avverbio piuttosto: «Andremo a Vienna in treno o piuttosto in aereo», chi ci ascolta può cogliere una tendenziale inclinazione per la seconda delle due soluzioni, quella dell’aereo. Sostituiamo a questo punto o piuttosto con piuttosto che: «Andremo a Vienna in treno piuttosto che in aereo»; qui risalta abbastanza nettamente - sempre attraverso la comparazione tra due opzioni - una preferenza per la prima rispetto alla seconda.
(...)

Vi saluto caldamente,
la vostra Roby

3 commenti:

Anonimo ha detto...

...e che dire di "ovvero"?!

Robiciattola ha detto...

qua l'elenco sarebbe infinito!!!
a cominciare dalle amatissime virgolettature continue, anche dove non ce n'è bisogno.
No, non è riferito alle tue, caro Anonimo!

robyc

Robiciattola ha detto...

che carina..!
già sembra!
comunque, non parlo dei politici ché sono dei grandi ignoranti, quanto della gente ultra acculturate e pure interessante alle volte che, però, poi cade in fallo per... che so'? Seguire le mode, i mmodi di dire etc...

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