giovedì 17 settembre 2009

Lo Spazio bianco di Valeria Parrella

Capita spesso che un libro giaccia in una casa, perché capita altrettanto spesso che lo si compri perché ci attira e poi la mole di libri che abbiamo in casa ci sommerge e poi dipende moto dall’umore, da quello che si pensa di essere pronti a leggere in un dato attimo… insomma, non è mica una cosa scientifica la scelta di un libro!

Capita, ancora, che sul proprio comodino ci sia una pila di una quindicina di libri dei più diversi che non si sa proprio come facciano a stare in piedi, su un comodino atipico, improvvisato, quando loro stessi sono letti, consultati e quindi non più freschi di stampa e di libreria, perciò imbarcati, con le orecchie, in una parola irregolari, perciò dediti alla caduta.

Beh, però quale si sceglie?

Lo Spazio bianco di Valeria Parrella era uno di questi, da mesi senza più la sua camiciola Einaudi addosso ha cominciato a pretendere di essere letto, perché il film tratto da lui è stato presentato proprio adesso a Venezia e allora…

I precedenti della scrittrice napoletana sono Mosca più balena e Per Grazia ricevuta: racconti. Bei racconti di vita vera, senza retorica, ma nudi, nudissimi.
Spesso gli scrittori napoletani si distinguono per quest’abilità nel raccontare dei vicoli, di una storia autentica, dell’amore come della morte, in un modo che è tipico del sud che sconvolge, ma avvicina.
Anche nel cinema spesso si dice delle idee dei registi che si tratti di idee deboli e generiche ché l’Italia farebbe meglio a cercare la territorialità di un racconto tipico italiano. Nei libri spesso si può constatare la medesima situazione. Il sud è così particolare, così folcloristicamente attivo che raccontarlo senza toccare queste tipicità sarebbe un peccato.
Certo c’è un altro rischio: che il sud diventi un ricettacolo di macchiette!
Eppure c’è una folta schiera di scrittori, napoletani, che scrive bene, tanto e descrive con poetica forza, senza scadere nel patetico mai.
Erri De Luca, Roberto Cotroneo, Antonio Pascale, Valeria Parrella, per dire.

Questo libro poi è un romanzo. Un romanzo bello, toccante, sfuggente e struggente, di donne sole, di complicazioni, di vita fatta di scelte difficili e sincere. La Parrella indaga la forza di una donna, Maria, di andare avanti in un momento di sospensione, quasi non ci siano le pareti intorno, quasi l’aria sia rarefatta a tal punto da rimanere in una non vita fino a che Irene, sua figlia, non verrà al mondo… di nuovo. Ed è un crescendo di profondità e scambio di ruoli, di indipendenza guadagnata e condivisa, quella di una madre con il proprio bambino.

I personaggi intorno a Maria sono così realistici che ad ogni pagina, un lettore qualsiasi può fare i conti con i propri incontri, con i propri satelliti lavorativi e non. La gente che ci circonda restituisce, anche inconsciamente, sentimenti, informazioni, pagine di diario. Tutto sta al suo posto.
E’ amour fou, o così o Il signore degli anelli.
Vita vera o Fantasy!

4 commenti:

pinar ha detto...

tempo fa ero fuori dalla mia città (Napoli) per lavoro e conobbi una ragazza molto simpatica che alla fine della nostra giornata di chiacchiere mi guarda e mi dice "ascoltarti parlare è come leggere un libro della Parrella"...quindi prima di ripartire sono corsa alla libreria della stazione ed ho comprato i primi due...Mosca più balena l'ho finito nel viaggio di ritorno!

Robiciattola ha detto...

e lo spazio bianco?
ti ho invogliato?
sabato scorso, cioè, due fa, su Io Donna c'era un'intervista bella alle tre donne del film: la Comencini, la Buy e la Parrella.
Donne toste, mammina mia.
a presto,
Rob

pinar ha detto...

Lo spazio bianco? già dato! ma se non l'avessi letto il tuo post mi avrebbe sicuramente invogliata!
l'intervista l'ho persa ma per fortuna la Parrella ogni nuovo libro lo presenta in una libreria del centro storico quindi posso ascoltarmela da vicino!
a prestissimo
Pina

Robiciattola ha detto...

ebbene: W la Parrella!!

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