mercoledì 9 dicembre 2009

La cucina di Amélie Nothomb, scrive la sorella Juliette

Il mercato.
Il marketing.
I cognomi.
Le idee.
Le idee a ruota.
Il nepotismo.

Insomma, cosa non si fa per inventarsi un modo per (correggo come segnalato nella goccia di pioggia da Corteccia) veNdere.

A Natale, poi, le cose peggiorano (beh, certo dipende dai punti di vista), ché basta entrare in libreria e aggirarsi, se ci riuscite, tra i mille promontori di libri divisi per genere/cognome/nazionalità/bestseller etc… senza fare cadere le pile, mentre chi sta fisso a leggiucchiare la quarta di copertina non si schioda e finisce per darvi uno spintone o per darglielo voi!
Ci si imbatte, dunque, nei libri di grande successo riesumati per la festa e nei libri scritti ad hoc, per Natale o per vendere, perché si sa che ci può essere qualcosa, un nome, una copertina, un richiamo, che attira più di qualsiasi altra cosa. Le leggi del marketing. E lo sanno bene le case editrici!!!
Tra questi mi ha colpito il libro di Juliette Nothomb, sorella della famosa Amélie, che propone sempre tramite Voland – la casa editrice della sorella, appunto – il suo libro di ricette. E come l’avranno intitolato mai?
Ma La cucina di Amélie, che domande! Tra l’altro, aggiungo, chi non conosce la Nothomb più celebre, potrebbe pensare al Favoloso mondo di Amélie Poulain che è forse idealmente più vicina ad un tipo di scelta del genere, allegra, di cuore, di casa, rispetto ad Amélie Nothomb (una delle mie autrici preferite) che scrive tutt’altro che commedie.

Poi magari è carino e le ricette simpatiche, non so, però così, a naso, la cosa non mi va giù.
Inoltre è proprio necessario che tutti, ma proprio tutti ritengano che nella propria vita ci sia qualcosa di interessante da raccontare? Ok, il nocciolo starebbe in come lo si racconta, ma sarà pure il caso di scremare??? Starlette, dive, divette, veline, politici (ma non quelli di un certo spessore di una volta…), presentatori, psichiatri prestati allo spettacolo (che non devono avere molto tempo per esercitare, dunque di che parlano?), criminologi prestati allo spettacolo (dal plastichetto in poi) parenti, figli & co, tutti quanti trovano un editore pronto a ospitarlo nella propria scuderia.

Si rotola sempre più nella mediocrità.

Robiciattola

2 commenti:

Corteccia ha detto...

Insomma, cosa non si fa per inventarsi un modo per ve (n)? dere.

Refuso?

Certo che scrivo il mio primo commento segnalando un piccolo errore... sono un po' maleducato?

Ciao.

Robiciattola ha detto...

Ups! Hai ragione. Ho correto. Grazie

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