mercoledì 8 aprile 2009

La musica trema

Questa è la vista dalla cosiddetta piccionaia, il punto più alto della Sala Santa Cecilia.
Alle 19.45, più o meno l'ora della nuova scossa di terremoto, il legno di cui la sala è costruita ha cominciato a scricchiolare e le poltrone si muovevano come se qualcuno stesse violentemente strattonando la fila intera.
Tutti gli spettatori seduti in alto si sono accorti che era un'altra scossa bella forte, cosa intuibile dal brusio che ha cominciato a prendere corpo in sala.

Il battito cardiaco era ormai parte integrante dell'orchestra, uno strumento in più per la prima esecuzione di Martucci. Era il Concerto per pianoforte n. 2 eseguito insieme all'orchestra, dal piano di Bruno Canino. Devo dire che non mi aspettavo di essere così rapita da questa esecuzione, perché è questo il suono che amo ascoltare da un pianoforte.
Tuttavia dopo le 19.50 mi sono persa. Distratta.

Il direttore Pappano, entrando in Sala aveva giusto appena chiesto di tenere un minuto di silenzio per i nostri connazionali abbruzzesi e poi è partito.

Terminata la prima parte, abbiamo tutti atteso l'inizio della seconda, soprattutto perché si trattava di pezzi entrambi piuttosto struggenti e malinconici adatti al momento:
Schubert - Sinfonia n. 8 "L'incompiuta"
Mahler - Sinfonia n. 10: Adagio

Per quanto abbia ascoltato in varie occasioni l'Incompiuta, amandola profondamente per i passaggi forti alternati agli adagi che regalano allo spettatore uno stato di grazia notevole, ho amato tantissimo Mahler.
Forse perché nell'ultima parte del concerto, verso cui Pappano ha fatto facilmente virare l'orchestra nel bel mezzo di Schubert, finalmente è subentrata una distensione tale da concedere concentrazione e orecchio completamente aperto a quell'insieme di note.

Dopo la scossa nessuno si è mosso e nessuno pare abbia rinunciato al secondo tempo per la paura.

In barba alle solite scene di panico, gli spettatori/ascoltatori di Santa Cecilia, sono coraggiosi e impavidi amanti della "loro" musica.

bonne nuit,
Robiciattola

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