mercoledì 17 marzo 2010

Lo Zio Oscar nel 2010 ha scelto...

Una volta stavo sveglia a oltranza per veder in diretta la notte degli Oscar. Per lo spettacolo, per tifare per il mio preferito, per sentire lo show made in USA e i discorsi di ringraziamento made in USA.

Poi ho cominciato a capire che c’era troppa “politica” di mezzo, nonché un carico di retorica bello pesante, “politically correct” a go go e allora ho smesso. Le mie attenzioni, deviate anche dai gusti più maturi, sono ricadute su Cannes, Venezia, Berlino e Sundance com’è ancora oggi.

Le logiche dei premi, infatti, seguono i fatti di tutti i giorni e, spesso, esulano da bravura reale e meritata. O, addirittura, rispondono ai precedenti premi dati a Cannes, per lo più. Mi riferisco ai fatti di qualche anno fa (2002), quando vinse l’Oscar Denzel Washington per Training day e Halle Berry per Monster’s Ball. Due neri in un colpo solo per la prima volta nella storia!!! Non vi sembra troppo? Non vi sembra un po’ strano che nello stesso anno ci sia stata questa straordinaria coincidenza che due neri siano stati in nomination e abbiano vinto insieme il premio come miglior attore/attrice, per la prima volta? Denzel Washington lo meritava di certo di più per Hurricane...

Quest’intro è dedicata a The Hurt Locker ed al fatto che dopo aver allungato la lista dei candidati al miglior film, si è deciso, ma guarda un po’! di dare la statuetta ad un film guerresco (non dimenticate che a Cannes l’anno scorso ha vinto Lebanon, film interamente girato in un carrarmato: bellissimo!), in un mare di altri che meritavano di più. E, per carità, potrei anche capire, visto che l’arte spesso ha fatto parte della realtà sociologica, politica, di alcuni momenti storici, ma l’Academy non ha mai dato messaggi particolarmente importanti, a lungo. Si svolge tutto in una serata e finisce lì. E’ come se si volessero scrollare di dosso scomode responsabilità. E quindi diamogli il premio!

Detto questo parliamo di quest’anno.
La Bigelow ha vinto miglior film e miglior regia. Non che mi aspettassi che vincesse Avatar (giusto che vinca per effetti & co, ma non oltre!), ma ce n’erano davvero tanti… a me piaceva la Bigelow di Strange Days e di Point Break.

E poi ha vinto Jeff Bridges per Crazy Heart. Il film ancora non l’ho visto, ma sono contenta per lui, perché rappresenta per me quel grado di di ironia, soprattutto ultimamente, che se chiudo gli occhi me lo trovo davanti in vestaglia, stile Il Grande Lebowski. Mi spiace per Colin Firth (nominato per A Single man) che ha così faticato per sfilarsi il maglione con le renne di Marc Darcy, in Bridget Jones. E poi Sandra Bullock per The Blind Side, altro film che non ho visto. E lei non mi ha mai troppo convinto, forse perché mi sono sempre chiesta il motivo del perseverare sul genere commedia, senza mai mettersi in discussione in altri ruoli (Crash escluso). Mi spiace per Carey Mulligan, fantastica interprete di An Education, ma avrà modo di fare altra, portandosi a casa questa nomination e per Helen Mirren, attrice spiccatamente inglese, insuperabile moglie di Tolstoj in The Last Station.

E non so perché i Cohen non abbiano preso nulla per A serious man.

Ho cercato in rete qualche filmato della serata tenutasi al Kodak Theathre ed ho trovato, oltre ad un fantastico Ben Stiller vestito da Avatar, i momenti delle premiazioni con i ringraziamenti e i discorsi per cui gli Americani USA USA USA non sono secondi a nessuno. Anche qui la retorica si spreca! Alla Bigelow mancava il respiro (premiata da Barbara Streisand che subito ha detto: “the time has come!” Annunciando così la vittoria della prima donna nella storia del premio alla miglior regia), la Bullock non è riuscita a trattenere le lacrime e a non invocare la sua mamma perfetta, Jeff Bridges pure ha nominato i suoi genitori, ma con ironia.

Bene, tutti felici e contenti con la mitica statuetta in mano.

Ed io sempre meno emozionata al momento della proclamazione. Troppi lustrini, troppe bugie, troppi soldi, troppa politica.

Ma il cinema rimane sempre il mio primo, grande amore.

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