domenica 13 giugno 2010

Pensieri brevi sui mondiali

Mentre Zaia decide che bisogna intornare Va' pensiero piuttosto che l'Inno di Mameli e tutti gridano all'oltraggio alla patria, io penso a cose più importanti.
(a quando a quando avevano imparato a cantare l'inno abbracciati e prima del fischio d'inizio...)

Momentum di Aimee Mann dalla OST di Magnolia.

Sulla spiaggia si possono fare incontri bizzarri:
la gente che discorre di UFO. I flyin' object pare stavolta siano stati avvistati nei cieli della capitale. Che pare cosa tanto strana. Ma perché? Che c'avrà de male sta Roma?

Oggi è 13 giugno, Sant'Antonio: auguri.

Domani 14 giugno in orario serale debutta la nazionale degli azzurri. No, mica i puffi! Dicevo gli azzurri nazionali. ehm... insomma "i nostri", come dice mia nonna: "quali so'?".
Insomma, dopo infanzie e adolescenze appresso alle partite dell'Italia, ogni 4 anni, anche questa volta urge la domanda: dove la si vede sta partita?
E' una domanda esistenziale, che sapete voi? Perché qualcuno potrebbe avanzare la pretesa poi di vedermi ospite ogni volta che gioca l'Italia per scaramanzia. Essì. Prima si pagano tantisssssimo i giocatori che giocano bene e poi si fa appello alla scaramanzia. Quant'è buffa l'Italia!

Eppure è divertente. Ho visto gente a cui del calcio non importa poi molto, star dietro all'Italia. I mondiali sono un po' come il Natale: tutti riuniti sotto la stessa stella. Tutti seduti sulla stessa poltrona dalla prima all'ultima partita. E se la propria nazionale esce dal mondiale è un po' come se le vacanze fossero finite.

Domani alle 19 le strade della capitale saranno deserte, come non riuscirebbe a fare nemmeno un allarme bomba. Domani si vedranno solo persone che corrono per cercare di non rimanere impantanate per strada mentre l'arbitro fischia l'inizio partita.
E dalle 21 in poi, silenzio, oltre che deserto.
Luci accese che escono dalle finestre e dai balconi, insieme a telecronache e gente che si arrabbia facilmente per un fuori gioco, che tribola per un corner, che esulta per un pallone che sembrava andare in rete ma poi, che prepara da mangiare e passa inavvertitamente davanti al televisore e tutti le gridano dietro di muoversi, spostarsi e sbrigati! I nervi a fior di pelle, le bandiere, gli amuleti, pure le lacrime e da domani, come un filo ininterrotto dei lunedì mattina calcistici durante l'inverno-capionato, tutti ritorneranno ad essere degli straordinari allenatori, quelli che avremmo dovuto assoldare per vincere.
Di chi parlo?
Degli uomini che diventano allenatori, attaccanti, manager che mettono su un CdA ad ogni fine partita, dicendo in mille paroledicomille, tutto quello che Lippi avrebbe dovuto fare e che non ha fatto, dai giocatori che avrebbe potuto convocare al posto di quelli convocati, all'ultimo pasto pre partita, alle parolacce da tirargli addosso, alla scelta dei rigoristi, nonché ai moduli 4-4-2, 5-5-5 ah no quello è il prefisso di qualche città! Pensano di risolvere la fame nel mondo. C'è da dire che se ci mettessero lo stesso impegno...

Dopotutto è il nostro folclore. Bacato, a volte, molto. Ma se è concesso pensare solo all'interazione sport - quello vero - con il tifoso medio, allora sorrido.
Osservare il quadretto dei tribolanti davanti alla TV è divertente.
E' divertente anche farvi parte. Perché poi star lì e non farsi prendere dalla foga, dall'entusiasmo, compreso poi l'arrabbiarsi, l'ho sempre trovato cosa complicatissima.
Anche noi donne cominciamo ad ammirare qualche calciatore. Quelli meno famosi, magari. Sopratutto noi donne che, normalmente, durante l'inverno-campionato non amiamo farne parte. Impariamo i nomi, le maglie, i numeri ché a fine mondiale saremmo capaci di riconoscere tutti e fare la telecronaca.
Insomma, questa del mondiale è la parte più divertente del calcio.
Veramente l'amalgama che riappacifica anche quelli più ostili verso questo sport. Un viatico. Il perdono per i peccati dell'inverno-campionato.
Perciò poi quando si perde, strada facendo, gli strali diventano amari e i dardi vanno tutti verso l'allenatore incompace.
Il giudizio universale.
Ma nel mentre ogni partita la si affronta col fiato sospeso, inattesa del perdono, del giudizio.

Il MIO mondiale è stato Italia '90.

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