lunedì 8 novembre 2010

IRAN - ITALIA = 8 a 3

Sere fa, al Festival del Cinema di Roma 2010, ho fatto un pensiero, dopo aver visto Dog Sweat, un film iraniano. In realta' il film non e' un granche', perche' e' slegato, scialbo, inconcludente... Ci sono storie, di ragazzi, moderni e parzialmente emancipati. Le storie si intrecciano, ma i tentativi di emanciparsi vengono cancellati dalla tradizione che avanza o, comunque, abbandonano il campo all'arrendevolezza: qualcuno decide che non ce la fa piu' e sceglie una modalita' estrema di affrontare la quotidianita'.

Tuttavia esistono.
Nell'era Ahmadinejad, dopo il successo della Satrapi con Persepolis, c'e' stato Donne senza Uomini e Gatti persiani ed oggi questo.
Si attivano, insomma. Sono bloccati, braccati, censurati, esiliati, eppure si muovono, urlano, creano, pensano, si ribellano.

Qui chi e' che si muove? Le pagine di pochi giornali? Un TG nuovo? Qualche trasmissione?
Stasera qualcuno lo ha fatto, con altro stile, sì.
Forse. Saviano e Fazio insieme a Benigni ed Abbado. Persone che no, non urlano, ma le sentiamo. Gli spettacoli hanno bisogno di grazia.
C'e' troppa gente che urla, per niente.
Ci vorrebbe piu' gente che porti avanti le proprie cause e quelle degli altri per propria bocca, con grazia, senza urlare.


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