giovedì 24 febbraio 2011

DECODER, RAZZISMO e INTOLLERANZA!!!

Questo post nasce da un incrocio di eventi/scoperte. Questo post è un post di tolleranza e speranza. Questo post potreste scegliere di non leggerlo, ma io scelgo di portare alla vostra attenzione delle cose. Nella mia piccola dining room (nella stanza dove, più di ogni altra, si parla di tutto): finalmente domenica.
Volevo scrivere, da giorni, qualcosa che fosse un inno, dal mio punto di vista, al decoder.
No, pazientate un attimo, non è il decoder… la speranza.
Comunque l’inno, dicevo, perché trovo che avere tanti canali a disposizione sia una cosa straordinaria e l’ho constatato, quando molte sere che mi sono trovata a trascorrere a casa, ho trovato di che cibare la mia mente, con film trasmessi su Iris, o su Rai 4 o su Raisat Cinema, non visti o che ho rivisto con piacere. Senza dirvi di come questo abbia scatenato un po’ di concorrenza, mi sembra, sui canali in chiaro. Forse chi aveva già Sky, mi direbbe oggi: “hai scoperto l’acqua calda!” ed io risponderei: “Si, ma è gratuita”.

Domenica scorsa, su Rai4, hanno trasmesso Mississippi Burning. Le radici dell’odio di Alan Parker, con Gene Hackman e Willem Defoe. Lo rivedo. Il film racconta di un episodio di razzismo accaduto realmente negli USA nel 1964: tre giovani attivisti per i diritti civili (due bianchi ed un nero), scompaiono a Jessup, in Mississippi. L'FBI manda due uomini ad indagare: L’agente Anderson, un uomo d’esperienza, disposto a tutto pur di avere verità e giustizia e l’agente Ward, integerrimo, onesto, dedito alla legalità. Qualche giorno a Jessup e le loro vedute cominciano a fondersi, non appena si imbattono nel Ku Klux Klan e nell’intolleranza più estrema del Sud.
E mi arrabbio, sì, questo è il risultato. Eh ma quando è giusto è giusto. La bestialità umana mi contorce le budella. Incattivirsi quando ci si sente scioccamente in pericolo. Mi arrabbio per l’indifferenza, per il silenzio, per l’omertà. Mi arrabbio, perché pure parlare di tolleranza mi sembra quasi offensivo: convivere sul suolo di questo pianeta dovrebbe essere naturale. Eppure nel 2011 niente è ancora scontato. Per certi versi, sembriamo fermi a secoli fa.
Mississippi Burning è solo uno delle decine di film girati sul tema del razzismo. Rivederlo serve a ricordare. E questo era un evento.
L’altro è avvenuto in giornata: ho letto una notizia online, sul sito del Corriere vi giuro che, per quanto sia rarissimo che possa accadere in questo momento storico leggendo un giornale, ho sorriso. Ma un sorriso di speranza, orgoglio. Di gusto. La notizia è la seguente:











in una scuola media di Catanzaro, la dirigente scolastica ha tentato di tagliare fuori dalle gite un ragazzo affetto dalla sindrome di down. I genitori hanno denunciato la cosa e la dirigente s’è rivolta agli alunni stessi, chiedendo di mentire al ragazzo, circa le uscite della classe di terza media. A quel punto i ragazzi – roba da film – hanno risposto che avrebbero rinunciato anche loro, pur di non discriminare il loro compagno di classe.

Secondo la normativa di riferimento, cito dall’articolo del Corriere: le gite rappresentano un'opportunità fondamentale per la promozione dello sviluppo relazionale e formativo di ciascun alunno e per l'attuazione del processo di integrazione scolastica dello studente diversamente abile, nel pieno esercizio del diritto allo studio.
Una dirigente scolastica, dunque, avrebbe il dovere di promuovere cose del genere, perché educative, lezioni di tolleranza per ragazzi di 13 anni che apprenderebbero che l’integrazione è nel nostro essere umani, è arricchente e giusta.
Beh, è successo il contrario: i ragazzi di 13 anni di Catanzaro l’hanno insegnata a tutti noi, che dovremmo ricordarcene più spesso.
Che vergogna!
E’ giusto che questa persona stia in una struttura scolastica a prendere decisioni per i vostri ragazzi? Cosa potrebbe insegnare e decidere questa persona per una scolaresca??? Fare altri danni? Se un domani ci fossero ragazzi più deboli, come potrebbe succedere di essere ancora a soli 13 anni, la vincerebbe lei? E cosa imparerebbero i malcapitati? Si chiede alla scuola di supplire alla famiglia, ma in questo caso MEGLIO DI NO!?!?

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