venerdì 1 giugno 2007

Salvador - 26 anni contro

Un film che tratta di eventi storici, anche se vicini, potrebbe avere il difetto che la suspense scompare, visto che conosciamo il finale, anche perché nessuno tiene a nasconderlo, i giornalisti finalmente possono scialarsi a raccontare a go-go tutti i particolari!
Dunque, è probabile che le emozioni siano già veicolate dal nostro rapporto personale con un dato evento. Non so, per esempio, l’Olocausto (ehm, no, non credo che ci sia un rapporto personale… è universale, il rapporto!), gli anni di piombo in Italia o guerre civili sparse per il mondo.
Questo potrebbe falsare il nostro sentire, ma ci sono pellicole che creano una quantità di emozioni forti tali da farti dimenticare tutto il resto, anche quello che sai già.
Non voglio essere retorica.
Il film è semplicemente girato bene.
L’attore che interpreta Salvador Puig Antich è Daniel Brul, quello di Goodbye Lenin, ricordate?
L’epoca è quella del generalissimo Franco, in Spagna, e la storia riguarda quella gioventù spagnola che ha cercato di opporsi, protestando a loro modo, ad un regime fatto di corruzione e violenza.
Ma più che l’atmosfera nella Spagna dell’epoca, mi ha colpito incredibilmente, e credo fosse questo l’intento del regista, l’ingiustizia che investe il ragazzo, certo conseguenza del clima imposto da Franco.
La corruzione, infatti, si muoveva liberamente tra i ranghi della polizia che agiva con prepotenza e scorrettezza (per usare un eufemismo!).
Salva viene arrestato, dopo aver affrontato una colluttazione piuttosto violenta col gruppetto di poliziotti, durante la quale partono colpi da diverse armi (di cui anche Salva era dotato).
Viene condannato a morte. Era il 1974.
Questo per me è stato il dato più sconvolgente!
Nel 1974, solo 33 anni fa, in Spagna, un paese cattolico, occidentale, progredito (apparentemente!!!), un pazzo allo sbaraglio con i suoi scagnozzi in coda, praticava ancora la Garrota, un metodo per ammazzare la gente lento e doloroso. Non vi sto qui a spiegare in cosa consiste… non mi sembra il caso.
Lui è stato l’ultimo ad essere ammazzato in questo modo.
Mezzo mondo all’epoca pare si mobilitò per chiedere la grazia a Franco, ma lui si fece negare al telefono persino quando lo cercò il Papa.

Sui titoli di coda del film, il regista Manuel Huerga fa scorrere immagini che mostrano le ingiustizie sulla terra, di cui siamo testimoni passivi, ahimè.

Credo sia questa la vera vocazione del film:
quella di ricordare quello che succede, quello che non dovrebbe succedere, quello che è sempre successo e che non siamo in grado di fermare per la troppa voglia di potere o chissà quale assurdo meccanismo interrotto o fuori uso. Siamo nel XXI secolo e la storia non ci ha insegnato niente.

Sono uscita dal cinema con un po’ di tachicardia e senza parole.

Besos,
Rob

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