lunedì 17 dicembre 2007

Le cinque rose di Jennifer


Qui sopra Ruccello a sinistra e Cirillo a destra.
Tutti vestiti da Jennifer.

Ruccello scrisse questo suo masterpiece nel 1980 e non ho visto, ovviamente, né la sua interpretazione, né quella di Gleyeses, ma questa di Arturo Cirillo, l'ho trovata incredibilmente convincente e commovente e unica e così profondamente sua ....

Teatro India. Intimo, come al solito.

Insomma c'è questa casetta di Jennifer sul palco, un travestito che abita in un quartiere malfamato di Napoli, nel quale stanno avvenendo degli strani omicidi di cui sono vittima sempre i travestiti, appunto.
Ma Jennifer ci mostra la sua vita casalinga scandita da le canzoni di Radio cuore libero (Patty Pravo, Milva, Mina, Ornella Vanoni) e le telefonate anche di chi cerca altre, perché nel quartiere c'è un guasto alla rete. Tutto questo alterna momenti di esilarante comicità ad un'amarezza davvero senza pari, a causa della solitudine dannata cui queste persone sono condannate, soprattutto negli anni 80, quando Ruccello scrive.
E' questo che poi, alla fine dei conti, si percepisce: le battute scorrono facilmente, quando Jennifer gioca al telefono con i suoi vari interlocutori, ma appena il telefono si chiude, si ripiomba nel vuoto della casa, con le telefonare disperate alla radio e la musica che accompagna i secondi che sono scanditi in un modo terribimente assordante!!!

Qualcuno mi aveva detto di aver pianto durante la rappresentazione e... beh, c'è mancato poco, davvero.

Tra l'altro, che dirvi?
I napoletani sono attori eccezionali! Hanno una vena teatrale veramente innata (certo, fuori dal palcoscenico, dopo un po' stufa!) e il loro dialetto si presta... da morire!

Cercate cercate, vi prego, di vedere se la tournee passa dalla vostra città e andatelo a vedere...
Io l'ho visto per un pelo ché era l'ultimo giorno.

bacini,
Robys

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