mercoledì 23 dicembre 2009

Cine visti

Gli abbracci spezzati di Pedro Almodovar
Si può guardare un film e giudicarlo senza pensare al fatto che si tratti di un film di Pedro Almodovar? Penso di no. Quando un regista decide di caratterizzarsi con un certo tipo di pellicole che coinvolgono personaggi, storie, dialoghi che si possono ricondurre a lui per primo – tutti gli altri vengono dopo – guardare lo schermo e non ritrovarli crea confusione e smarrimento nello spettatore. No, scherzi a parte. Però è facile che non si giudichi nemmeno bene il film a prescindere dall’autore. Questo è un quasi giallo, ma anche nei film più drammatici che ricordiamo, era sempre presente l’estremo personaggio irriverente, mentre qui si rintraccia poco anche nelle storie singole. Perciò semi chicche di qualche scena, perché c’è sempre lui dietro la cinepresa (che bel suono questa parola!), ma nel complesso il film non funziona. E’ slegato, discontinuo. Fa fatica a partire, nonostante il cast sia degno di nota, come sempre. Rubén Ochandiano che interpreta il figlio di Ernesto Martel ha una faccia perfetta nella scala cromatica delle espressioni che deve mostrarci, ma Penelope Cruz emerge, perché cresce di più di film in film, perciò la reginetta è lei.
Da parte mia spero che Almodovar si risvegli presto.

Il mio amico Eric di Ken Loach
Come nella migliore tradizione Loachiana (!!!) si ritorna su calcio, famiglie disastrate, strizzando l’occhio, in questo caso, a un elemento nuovo, la presenza di un aiutino soprannaturale: Eric Cantona. Molto carino. Buon ritmo e il cast al completo accompagna bene ogni scena. Godibile e prezioso ritrovare Loach, ogni volta, che non smentisce mai il suo animo sociale. Lo fanno talmente in pochi con la sua grazia… Ed è importante, ogni tanto, ritrovare il cinema nudo e crudo, quello che non ha bisogno di artificiosità, perché fà della semplicità un emblema. Questo è il cinema di Ken Loach, realismo e piccole battaglie sul lavoro, sulla giustizia, sull’umanità di certe situazioni. Riff Raff, Piovono pietre, Ladybird ladybird – il mio primo film di Ken Loach – scioccante, amaro, così semplicemente vero che chi va al cinema per ridere e non pensare, rifugge Loach, spesso. Terra e libertà (guerra civile spagnola), La canzone di Carla (nel Nicaragua durante il conflitto tra il governo sandinista ed i Contras) e non l’ho più lasciato. Le miniere degli anni Tatcheriani, la disoccupazione, le guerre civili e le violenze familiari sono sempre al top, per lui. La grazia, dicevo, e la poesia con la quale racconta certe vite degli altri sono irrinunciabili per molti. Il culmine degli ultimi anni, segno che invecchiare gli fa bene, è stato, a mio parere, il cortometraggio inserito in 11’09’01’(11 cortometraggi da tutto il mondo firmato da vari registi), che riprendeva, in una scena bellissima, un profugo cileno a Londra che, mentre scriveva una lettera di cordoglio alle vittime dell’attentato alle Twin Towers, ricordava l’attentato del lontano 11 settembre 1973 contro Allende, da parte di Pinochet (sostenuto dagli USA!).
Chapeau!

... e buona visione!

ancora auguri,
Robiciattola

Nessun commento:

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...