martedì 23 marzo 2010

Cine visioni

L’uomo che verrà
di Giorgio Diritti con Maya Sansa, Alba Rohrwacher, Diego Pagotto, Eleonora Mazzoni

Dopo la piccola perla di Il vento fa il suo giro, Diritti dirige un gruppo di attori strepitosi (al solito, pochissimi professionisti tra gli altri) per realizzare il suo secondo lungometraggio, strapprezzato alla Festa (ora Festival) del cinema di Roma. Come per l’altro film, anche questo è per lo più recitato in dialetto, stavolta bolognese. Maya Sansa e Alba Rohrwacher sono le due attrici di punta, ma la protagonista indiscussa che si muove intorno al riadattamento cinematografico della strage di Marzabotto è Martina, la figlia di Lena (Maya Sansa, appunto). Questo modo di riscoprire dei piccoli eventi italiani significa riconoscere la propria storia. Probabilmente può servire a dare un senso del dolore, del ricordo, più forte e utilmente vivo e vicino ad ogni italiano. E’ più facile non ricordarsi di eventi lontani, come i campi di sterminio in Polonia o in Germania... forse.
Martina, 8 anni, non parla dalla morte del fratellino appena nato, ma ora segue con attenzione e senso di responsabilità la gravidanza della mamma fino alla fine, quando arrivano i nazisti. E anche lì non smette. Con una grande speranza.Attento nelle inquadrature, cura lui stesso il montaggio e non sbaglia. Bella la fotografia e buona anche la scelta delle ambientazioni. Nell’interazione del cast con la cinepresa si scopre sempre la mano del bravo direttore. Meglio non perderselo mai, Diritti.


An education
di Lone Scherfig con Peter Sarsgaard, Carey Mulligan, Alfred Molina, Dominic Cooper.

Il Sundance sbaglia difficilmente quando premia. La storia scritta da Nick Hornby, per la prima volta da un libro non suo e, per la prima volta, appositamente per il cinema è un crescendo di momenti topici per la narrazione. La regista è la danese Lone Scherfig, di cui avrete visto, se amate il nord Europa, Italiano per principianti. Gli attori sono bravi: da Alfred Molina, classico padre duro, ma che si scioglie in un attimo, fino a Peter Sarsgaard, l’uomo che seduce entusiasticamente, nascondendo qualcosa. Il film parte con una carica, tipicamente Hornbyana, che non si arresta, mentre l’attrice protagonista Carey Mulligan è una rivelazione, una forza della natura con un’espressività sconvolgente. Le persone normali, sono i ruoli più difficili da recitare, ma se ci si riesce, diventano prove strepitose. Premiata a Berlino e nominata agli Oscar, la 25enne farà parlare di sé.
Jenny e David si conoscono per caso (o forse no) in un modo che tutte le donne sognerebbero. Lei ha 16 anni e va a scuola, mentre lui ne ha 30 e tutti gli strumenti per convincere i genitori a fidarsi di lui con quella faccia inconfondibile da brava persona. Si intensificano gli incontri, gli sguardi, aumenta l’intesa, come la scoperta di un mondo che sembrava ancora lontano per una studentessa. Ma l’amore va oltre e una sedicenne non ha limiti, nemmeno davanti ai segreti. Tratto liberamente dalle memorie della giornalista Lynn Barber belli i costumi e la scenografia, insieme a una colonna sonora strepitosa: le cornici per un bel quadro.
buona visione

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