mercoledì 28 luglio 2010

Genocidio in Cambogia - news

Il compagno Duch, così conosciuto in Cambogia durante il regime di Pol Pot, negli anni '70, è stato condannato solo pochi giorni fa a 35 anni.
E' la prima condanna ufficiale.
Siamo nel 2010. Non ci sono parole.
I cambogiani pare siano scioccati per la condanna irrisoria.
Sono tornata lo scorso 4 maggio dal viaggio in Cambogia.
Durante quei giorni ho letto Fantasmi di Tiziano Terzani che racconta del Genocidio, di quegli anni anomali, del fatto che in tanti, tantissimi, abbiano negato per tanto tempo che i Khmer Rossi abbiano compiuto un massacro della loro stessa gente. Il libro è un insieme di articoli, alcuni inseriti in Un indovino mi disse, alcuni inediti raccolti da Angela Terzani Staude, la moglie. Questo libro mi ha accompagnato mentre scoprivo le bellezze di Angkor, mentre scendevo gli scalini della prima fossa comune entro cui venivano buttati i cambogiani subito dopo averli massacrati, ma anche mentre camminavo semplicemente per le strade delle città e guardando le facce della gente: mi chiedevo continuamente quanti anni avessero e se fosse rimasta memoria in loro degli anni più bui per il loro paese. E ancora i Killing Fields vicini a Phnom Penh, e le buche provocate dalle bombe americane mentre si visitano i templi pre angkoriani di Sambor Prei Kuk. E soprattutto i brividi provati durante la mia visita a Tuol Sleng, la ahimè famosa S-21, una ex scuola trasformata in centro di tortura, anticamera dei campi di sterminio.
Il direttore della suddetta prigione era proprio il compagno Duch.
Il regolamento della Prigione di Tuol Sleng,
conosciuta anche come S21, a Phnom Penh.
Il 26 luglio, giorno della condanna, ho trovato in una bancarella, per caso (?), finalmente, un film che cercavo dal 4 maggio: Urla del Silenzio (The Killing Fields) di Roland Joffè, tratto dalla testimonianza giornalistica, lugamente ricordata da Terzani, di Sidney Schanberg.

In ordine, a Tuol Sleng, in bianco e nero una stanza per le torture e, sotto, le celle di prigionia.
una vista dall'altro edificio e, a destra, un pannello con le foto dei corpi torturati.
E' ben indicato che non è gradito chi sorride e, ancora, le celle.


buona giornata,
Robiciattola

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