lunedì 1 agosto 2011

Giuseppe D'Avanzo (Napoli, 10 dicembre 1953 – Calcata, 30 luglio 2011)

"Le regole di Peppe" le ho estratte da un articolo di Marco Imarisio su Corriere.it:

Le regole di Peppe, le ho chiamate per anni: al mattino fai cinque telefonate a cinque fonti diverse, a persone che ti possono dare notizie, non importa quali, basta che ti spieghino come stanno le cose; studia, non smettere mai di studiare, appassionati ai problemi, falli tuoi; rispondi, devi rispondere sempre quando il giornale ti chiama; ricordati che questo lavoro lo devi vivere con passione, ogni benedetto giorno, e metti passione in quello che scrivi, coinvolgi il lettore, butta sempre il cuore in quel che fai. Altrimenti, disse, non ne vale la pena, non è giornalismo. «E adesso via, si torna in redazione».

E poi ho letto tutti i commenti accorati dei colleghi/amici. Belli, commossi. Da quello di Ezio Mauro a quello di Saviano, passando per l'articolo di Attilio Bolzoni, collega storico con il quale ha seguito molte inchieste di mafia.

Una morte improvvisa è sempre un evento che ti lascia stupore, dolore, incredulità e sbigottimento, fino a che non realizzi che è vero e che devi imparare a convivere con questa nuova assenza.
Convivere con un'assenza. Che strano, no?
Eppure i suoi articoli, su Repubblica, non ci saranno più, ma spero che abbia insegnato qualcosa a qualcuno, ai giovani, ma anche agli altri, uno come D'Avanzo. Spero che queste regole che ha ripetuto Imarisio (qui sopra) non rimangano nel vuoto dell'etere, ma che qualcuno le faccia proprie: l'onestà intellettuale, lo studio, la passione. Tutte cose che oggi sembrano perse e soppiantate dalla superficialità, dalla fretta.

Guardando a lui, mi sono ritrovata a pentirmi di certa illogica e repentina "stima" per altro tipo di giornalismo che, alla fine, ammetto, giornalismo non è. E' spettacolo!
Ho riletto, dunque, questa mattina un articolo e le conclusioni cui giuse, all'epoca, D'Avanzo, parlando di onestà, di verità, di giornalismo, appunto, e tutto mi ha aiutato a vedere certe cose sotto luce diversa. Certo i tempi si evolvono (o involvono?!) e alcuni preferiscono cavalcare l'onda, ma altri - come D'Avanzo - rimangono giornalisti di un certo livello, credo, fedeli a loro stessi, senza cercare altri terreni.

Grazie

P.S.: qualcuno mi ha raccontato di un funerale commovente. qualcuno, che c'era, m'ha detto che Ezio Mauro ha detto delle parole bellissime, più di quello che può fare un collega, un direttore. qui ce n'è un estratto.

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