martedì 26 luglio 2011

Amy Winehouse (14 Settembre 1983 – 23 Luglio 2011)


Sabato pomeriggio (23 luglio 2011) in una telefonata ho contato 94 morti.
Una di questi è Amy Winehouse. Quasi 28 anni e… non molta passione per lei, per quanto le riconoscessi una valanga di talento. Ma succede che – spesso – chi ha problemi di alcol, droga, così pesanti, subisca – da me – una sorta di ostracismo naturale, come se non sopportassi l’idea di quest’autodistruzione.

Di questo evento, si potrebbe fare una rassegna stampa lunghissima, visto quanto il personaggio pubblico facesse parlare di sé. Dunque è solo la cronaca di una morte annunciata, come ha detto anche la madre. Nera, certo, nerissima, la cronaca. Ma dispiace lo stesso vedere una persona così giovane e, in più, pure così talentuosa, abbandonarsi senza lottare contro gli eventi, le costrizioni della mente, le debolezze.

Il tormento interiore ha avuto la meglio e si è consegnata al mito, come molti prima di lei hanno fatto, morendo giovani. Ho letto quest’intervista telefonica fatta alla Faithfull, dopo la notizia.
La Faithfull l’ho vista 2 anni fa a Santa Cecilia (Kurt Weill, “I sette peccati capitali”, libretto di Brecht) e mi è piaciuta molto. Intensa, profonda, gli occhi arrivavano ovunque, in sala. E poi Irina Palm al cinema: strepitoso!!!

Piccola digressione a parte, quello che dice, parlando della Winehouse, non mi spiace, nel senso che parla di forza interiore, ma soprattutto di droghe in un’epoca in cui le droghe, e che cavolo, non sono più tanto glamour come lo erano per un artista negli anni 70 e se ne conoscono molto di più gli effetti distruttivi, disastrosi, senza parlare del fatto che oggi possiamo contare, uno per uno, i morti per droga/AIDS/alcolismo etc… ben sapendo, dunque, a cosa si va incontro entrando in certi gironi, rispetto agli anni 70, periodo in cui era solo molto figo, avere certe abitudini e reggerle, soprattutto o magari pure no e consacrarsi, come Jim Morrison, nel mito assoluto.

La forza, come dice la Faithfull, non ce l’hanno tutti. Rialzarsi, per lei, per il successo, per il talento, per i fan, guardare in faccia la morte, sapere che i giornalisti ti rincorrono – com’è successo per lei – coi necrologi già pronti, non è facile. E forse Amy è stata piegata proprio dalla sua debolezza, forse non vedeva la luce, forse non era pronta. Non lo so. Peccato comunque.

4 commenti:

Francesco ha detto...

sinceramente... mi fregava poco della Winehouse da viva, ancora meno da morta

Robiciattola ha detto...

era un personaggio. e, purtroppo, la sua debolezza, la sua disperazione, hanno rovinato il talento.

Lalla ha detto...

Chi non apprezza così la sua vita è fa di tutto per farla finita, meriterebbe che nemmeno si parlasse di lei... Come si fa a sprecare la propria vita così, non so se è debolezza o inettitudine. Io, comunque, l'ho amata: ho i suoi dischi... Poveretta!

Robiciattola ha detto...

Beh, ma questa è la società che ti consacra, che idealizza. C'è chi dice meglio morire giovani e consegnarsi al mito, che non invecchiare, perdere idee e cadere così nel dimenticatoio. Te la immagini Marylin vecchia? Niente moralismi su... magari era solo una persona disperata che non ha trovato le leve giuste per salvarsi.

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