mercoledì 31 agosto 2011

Festival Teatro Pigneto: Italiani Cìncali di Mario Perrotta

La scuola Manzi. E dov’è? Al Pigneto… la ex scuola Diaz! Ah, ok. Di preciso preciso è al numero 15 di Via De Magistris, insomma proprio lì, all’interno del cortile, si svolge, per il 4° anno consecutivo, il Festival Teatro Pigneto, dal 30 agosto al 4 settembre.


Roberto Valerio e Martino D’Amico hanno presentato la prima serata ieri. Strepitoso Mario Perrotta, emozionante, simpatico, bravo, in una parola. E’ stata una commistione di emozioni, semplicità, profondità, questa conoscenza di uno spaccato italiano del secondo dopoguerra. Un po’ un Marco Paolini più popolare, più dei nostri, insomma. Meno TV, più verità (senza nulla togliere a Paolini, per carità).

Il cortile della scuola Manzi consta di uno spazio che deve corrispondere al campo per basket/pallavolo/calcetto che, all’occasione, è stato allestito come una platea con le “sedie di scuola”, quelle prese dalle classi, da dietro ai banchi, quelle scritte, con le scritte dei nomi, non dei possessori, ma di chi gli sta seduto dietro. Io ne ho vista una con la scritta gigante, sullo schienale: AGNESE. Ma Agnese poi chi sarà? Quella dietro, di sicuro.

Mario Perrotta stava sul palco, lui e una sedia, sì una di quelle. Ma sembrava più quella di una maestra, stavolta. Lui, la sedia e un bicchiere pieno d’acqua. E così comincia il suo racconto. Dicevo uno spaccato dell’Italia, dell’Italia del sud e di questo pezzetto di Puglia, il Salento. Nel secondo dopo guerra, negli anni 50 tanti furono ad emigrare e noi italiani eravamo un po’ come i poveracci che andavano a cercare lavoro altrove, in altri paesi. Piano piano siamo arrivati al racconto nel vivo, delle miniere, di Marcinelle e dei numeri di quegli anni, di migranti, di migranti morti.

Lo spettacolo di Mario Perrotta si chiama Italiani Cìncali, dove Cincali è un modo che usavano gli Svizzeri, all’epoca, per appellare gli italiani. Cincali = Zingari! Un modo, dunque, per dire zingari. Una sorta di traduzione.

Attraverso il racconto di un momento di crisi del nostro paese, il problema del lavoro e le esperienze di un giovane postino, Pinuccio, Mario Perrotta vuole far arrivare il concetto – penso io – di come gli stessi italiani che oggi parlano in un certo modo di certa gente, all’epoca, sentissero la loro condizione come ingiusta, trattati da migranti, vissuti da emarginati negli altri paesi. Se un uomo di buon senso qualsiasi ci pensasse su un attimo, potrebbe avere difficoltà ad accettare che lo stesso uomo che ha vissuto certe angherie, oggi le infligge, in qualche modo, ad altre persone, dopo più di mezzo secolo di storia che pare carta straccia.

Certe volte mi viene in mente Rosaria Schifani e il suo lungo discorso – durante il funerale di Giovanni Falcone – quando dice a un certo punto: Ora mi rivolgo allo Stato… lo Stato, lo Stato… disperata, ma combattiva. Come a voler dare a questa parola un’importanza minore di quella che risuona nella parola, che sta per l’istituzione, ovviamente.

Io qui direi, ugualmente: mi rivolgo agli uomini, ricordandogli la Storia… la Storia, la Storia. Come a dire, avete capito no? Che insegna?

La chiosa finale, infatti, la dice lunghissima (grazie a Barbara che ha ricordato con precisione): “Uno schiavo, quando avrà la libertà, cercherà sempre di schiavizzare”. In questo caso, indovinate un po’ chi sono gli schiavi ora liberi che agitano con spocchia il loro strapotere?

Detto questo, magari andrete a cercare Perrotta per l’Italia, ma intanto potreste andare nel cortile della scuola Manzi e sedervi per assistere ad uno degli altri spettacoli del Festival che mi sembrano essere interessanti. Tra l’altro il dopo spettacolo prevede, ogni sera un concerto, a ingresso gratuito, di gruppi musicali vari che non perderei, fossi in voi.

Qui il programma completo: http://www.padiglioneludwig.it/


Da domani è settembre, un mese bellissimo, giuro.

PS: C’è anche un punto ristoro, all’interno, se interessa. Io per esempio, ad averlo saputo, avrei mangiato un sanissimo panino con la porchetta, completo di patatine fritte e birra o altra bibita gassata, necessaria per fare andar giu cotanta cibaglia!

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