martedì 23 agosto 2011

I detective selvaggi di Roberto Bolano

Questo è un altro libro letto dopo il viaggio in Patagonia. Prima di partire per Argentina e Cile, lo scorso dicembre, sono andata in giro a chiedere consigli su scrittori Cileni e/o argentini, perché – come di consueto – amo leggere autori e storie che raccontano del paese che sto per visitare. Così, alla fine della ricognizione, sono andata in libreria (cosa che probabilmente non faccio più da allora, non nel senso che ho smesso di comprare libri, ma perché compro online!) e ne sono uscita con un po’ di titoli.
Un’amica, però, aveva molto insistito perché comprassi I detective selvaggi di Roberto Bolano, un cileno appunto, autore del quale sapevo poco e niente, così, incuriosita ho acquistato questo piccolo Sellerio di ben 800 pagine… strano! No, dico, avete presente i libricini di Camilleri o della Gimenez Bartlett? Piccoleeetttiii… no? Questo è un laterizio. Giuro. Al momento giace ciancicatino alquanto nella mia libreria. Sudato, stropicciato, ma apprezzato.
No, non è stato un amore folle, perché il momento non era idoneo per affrontare un tomo di 800 pagine, ma l’ho trovato interessante, molto particolare nella scrittura e nello svolgersi della storia. Molto creativo. I sudamericani sono latini passionali e stoici nell’appassionarsi alla vita. Per cui i personaggi che gravitavano intorno alle figure dei poeti - personaggi di pura finzione - realvisceralisti Arturo Belano e Ulises Lima ti accompagnano, ti legano, si affezionano, un motivo trascinante che impara a farti conoscere le vite di questi e di tutti gli altri intorno all’America Latina, alla vita da bohemien, agli amori, alle scoperte del sesso, ai viaggi tra un paese e l’altro alla ricerca della poetessa fondatrice della corrente che sembra quasi la figura di una donna inventata, Cesarea Tinahero.
La prima parte mi ha appassionato molto e l’ho divorata. Particolarissima, dona un’infarinatura solida sul “cast” del romanzo. Racconta particolari e aiuta il lettore ad entrare nel vivo, prima di leggere il diario dei personaggi nella seconda parte. Nella seconda sono andata avanti più lentamente, ma ogni racconto dei personaggi, nel corso degli anni, i ricordi, mi permetteva di scindere bene le varie storie. Quello con un libro così lungo diventa un rapporto personale per la frequentazione che il lettore ha con le sue pagine, con i suoi personaggi, con le storie e lo stile che ti accompagna. Per questo mi rendo conto di quanta fatica, di quanto lavoro ci sia dietro un romanzo del genere. Davvero chapeau!

Robicià

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