martedì 20 settembre 2011

Uff... Di Pietro!

Insomma ieri sento qualcosa su Di Pietro che riguarda il figlio, tale Cristiano, e le raccomandazioni a suo favore. E mi vengono le bolle. Sì, l'orticaria proprio, perché Di Pietro è un personaggio che non m'è mai andato giu. E quindi oggi leggo meglio, perché vorrei diffondere questi ultimi fatti, perché li sentano tutti quelli che mi dicono, tutti contenti e orgogliosi: ah, io voto Di Pietro, che è l'unico che dice le cose come stanno, a suo modo, ma lo dice e le canta a tutti! ... Tranne che a se stesso - però - aggiungo io.

Riporto un commento di Filippo Facci di ieri sul Post, a proposito di Di Pietro:
facci

19 settembre 2011 at 21:47
Poi un giorno arrivano i dipietristi del Molise e si accorgono che Di Pietro è familista. Cioè: nell’autunno 1992, a Milano, quando Cristiano Di Pietro era un ragazzino e suo padre già un eroe, il rampollo vinse il concorso della Polizia e ottenne il primo posto in graduatoria su 150 partecipanti. Papà era presente alla cerimonia e Cristiano, successivamente, per puro caso, presenziò nella scorta del padre. E’ il periodo in cui viveva in via Andegari, dietro Piazza della Scala, e cioè nell’appartamento a equo canone affittato naturalmente a suo padre, e questo nonostante il regolamento della Cariplo proibisse ogni tipo di subaffitto. Un paio d’anni prima, invece, Cristiano figurava come stipendiato dalla Maa assicurazioni di Giancarlo Gorrini, quello dei 100 milioni «prestati» sempre a suo padre: soldi che usò per comprare una casa proprio per suo figlio Cristiano a Curno, vicino a lui. Papà, tempo dopo, comprò e affittò all’Italia dei Valori due appartamenti che si ripagava col denaro pubblico: e come si chiamava la società a cui erano intestati gli appartamenti? «An.ton.cri», sigla che racchiudeva anche il tuo nome di Cristiano. Il quale, tempo dopo ancora, bussò direttamente al padre divenuto frattanto ministro delle Infrastrutture: e così perorò la costruzione di un parco eolico in Molise. Stiamo parlando di un personaggio, Cristiano, che vive in una casa a Montenero di Bisaccia, e chi gliel’ha venduta? Suo padre. Lara, la moglie di Cristiano, per puro caso di cognome fa proprio Di Pietro. E uno dei loro figli, per puro caso, l’hanno chiamato Antonio.
E adesso arrivano i dipietristi del Molise e si accorgono che Di Pietro è familista. Nel tardo settembre 2011. In pratica l’Italia dei Valori di Termoli, l’altro giorno, ha scritto che «Di Pietro è come Bossi e anche come Berlusconi, sono accomunati dalla stessa concezione familistica e privatistica della politica». Seguivano accostamenti col Trota figlio di Bossi e con la Minetti amica di Berlusconi. Tutto perché Di Pietro di punto in bianco ha preso il figliolo e l’ha piazzato nelle liste per le Regionali molisane del 15 ottobre prossimo: e loro si sono incazzati proprio, il loro comunicato di protesta è firmato dall’intero circolo. Hanno scoperto che Di Pietro è familista. Cioè: Cristiano Di Pietro finì sotto inchiesta perché chiese l’assunzione di amici suoi a Mario Mautone, ex provveditore alle opere pubbliche di Molise e Campania: ed era stato suo padre, da ministro delle Infrastrutture, a nominare Mautone Direttore centrale del settore edilizia e poi presidente di una commissione tecnica sugli appalti autostradali. Lo stesso Antonio Di Pietro, in quei giorni, disse che «quello delle raccomandazioni è il male italiano, mio figlio avrebbe fatto bene a non caderci pure lui». In questo, Antonio e Cristiano sono uguali: hanno un’impareggiabile e impunita disinvoltura nel plasmare la realtà a loro immagine e somiglianza. Ma non c’è solo Cristiano. La tesoriera Silvana Mura, che praticamente è una di famiglia, nel 2004 fu trasformata di punto in bianco in assessore alle Attività commerciali del comune di Bologna, sindaco Cofferati. Poi c’è Susanna Mazzoleni, sua moglie. Nello stesso anno, a Bergamo, il posto di assessore al Commercio era già assegnato da un pezzo a Goffredo Cassader, coordinatore provinciale dell’Italia dei Valori e uomo che si era speso per il partito più di chiunque altro. Stavano giusto per incaricarlo quando piovve il diktat: l’assessore doveva farlo la Mazzoleni. Il giorno dopo, Cassader sbattè la porta e lasciò il partito.
Ora i dipietristi del Molise non solo protestano, ma dicono che la composizione della lista regionale, scrivono, «è stata fatta apposta con candidati deboli per favorire l’elezione del figlio del leader». E sapete perché dicono questo? Perché i dipietristi del Molise si sono accorti che Di Pietro è familista.

... c'è qualcos'altro da aggiungere? Non penso.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Io resto scioccato dalla reazione dei dipietristi più fedeli, che sono così ottusi da giustificare qualsiasi atto discutibile di Di Pietro, quando magari criticano gli stessi atti se a compierli è uno del PD o di un altro partito.
Non è il primo caso di dissidio interno, ad esempio: ricordo che Elio Veltri aveva pesantemente criticato la gestione del patrimonio del partito e per questo aveva rotto ogni rapporto col IdV; beh, di quel contrasto non c'è più traccia e nessun dipietrista sembra essersi posto il problema. Finisce come con gli elettori del PDL, che credono ciecamente al loro leader politico anche quando nega l'evidenza e che tendono a sminuirne i lati oscuri.

Robiciattola ha detto...

nel perderci la politica, la buona politica - dico -, per strada, abbiamo trovato un Di Pietro (tra gli altri). Che orrendo baratto!

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