17 ragazze di Delphine e Muriel Coulin
Ieri ho visto 17 ragazze. Avevo sentito l’intervista a una delle due registe pochi giorni fa e così mi incuriosiva lo svolgimento della storia, il cui incipit era ispirato ad un fatto realmente accaduto.
Sì, perché nel 2008 è davvero successo che 17 ragazze dello stesso liceo, rimanessero incinte nello stesso momento. Poi, dichiarava la regista durante l’intervista, il resto della storia è stato riscritto. Ma quello che sembrava turbare la Coulin era il divieto fatto ai minori di 14 anni di vedere la pellicola, “… in Italia e in nessun altro paese, nemmeno in India!”.
Ma il punto è il solito, nel nostro paese: Perché???
No, ma prima voglio parlare del film, brevemente.
La regista ha dichiarato che fare il casting di ragazze non professioniste è stato interessante, visto il tema richiesto, soprattutto nel vederle prendere confidenza con il loro corpo per muoversi meglio in quella situazione.
Camille (Louise Grinberg) è la protagonista. Bella, sfacciata, a tratti indisponente. Una leader. Coinvolge le amiche più care in questa piccola rivoluzione: a lei si è rotto il preservativo ed è già di otto settimane, ma voi perché non vi unite a me?. Le ragazze, le altre, non ci pensano molto su e accettano. In realtà, poi, questa rivoluzione tira fuori tanta voglia di indipendenza e complicità, ma anche molti fantasmi, paure e conflitti, con i genitori, con la scuola, fra loro stesse. Il tutto si svolge in un paese bretone, sul mare, in cui molto probabilmente la monotona quotidianità mette loro addosso la voglia di novità.
In alcuni momenti c’è un’ottima fotografia che sembra voglia sottolineare il sogno: come quello che ripete Camille alla fine: non si può impedire ad un’adolescente di sognare.
Chi pensava di impedirlo? Lo sgomento dei genitori e di alcuni professori, forse. Durante una riunione c’è chi si dice scioccato, chi invece pensa che sia il loro modo di autodeterminarsi e perché no a 17 anni?
Dunque è un problema sociale quello che affronta questo film. Grave perché la nascita di un bambino non può essere ‘na botta de vita, un calcio alla noia. Grave perché vuol dire che il disagio è profondo, se fuga dai genitori, novità, convivenza con le amiche etc… si traducono con gravidanza!
L’infermiera, ahimè, poi dice una grande verità parlando con Camille: "tu sei forte, ma hai trascinato altre, in questa storia, che potrebbero rimetterci". E questa roba succede dalla notte dei tempi: personalità forti vs. deboli. Sob!
Sul divieto, che dire? Che novità c’è nello scoprire che siamo sempre i soliti falsamente puritani? Solo in certi casi, poi, che a guardarli bene sono proprio quelli, i casi, che tratterebbero con dolcezza, senza violenza o volgarità, temi difficili da affrontare per chiunque. Questa è una storia. Il film racconta di adolescenti che vivono un microcosmo in una realtà contemporanea, che molti adolescenti conoscono bene. È una storia, dunque, dicevo che parla con loro, volendo, ma anche ai loro genitori o a chi si occupa di loro, con il loro linguaggio che è fatto anche di sesso e di spinelli.
Diamo per scontato che l’istinto delle adolescenti/spettatrici (italiane) suggerisca loro di imitare quello che vedono, nella storia, mentre magari potrebbe attivarsi una riflessione, la capacità di valutazione che spesso sottovalutiamo. Diamo loro una chance, o anche di più.
Da spettatrici, meglio 17 ragazze o Amici di Maria De Filippi?
Per quanto mi riguarda, per il secondo non basterebbe un divieto!
P.S.:
In verità il 23 marzo, giorno dell’uscita del film è uscita un’ANSA che comunicava che il divieto era stato ritirato, dopo il ricorso fatto dai distributori.
Sì, perché nel 2008 è davvero successo che 17 ragazze dello stesso liceo, rimanessero incinte nello stesso momento. Poi, dichiarava la regista durante l’intervista, il resto della storia è stato riscritto. Ma quello che sembrava turbare la Coulin era il divieto fatto ai minori di 14 anni di vedere la pellicola, “… in Italia e in nessun altro paese, nemmeno in India!”.
Ma il punto è il solito, nel nostro paese: Perché???
No, ma prima voglio parlare del film, brevemente.
La regista ha dichiarato che fare il casting di ragazze non professioniste è stato interessante, visto il tema richiesto, soprattutto nel vederle prendere confidenza con il loro corpo per muoversi meglio in quella situazione.
Camille (Louise Grinberg) è la protagonista. Bella, sfacciata, a tratti indisponente. Una leader. Coinvolge le amiche più care in questa piccola rivoluzione: a lei si è rotto il preservativo ed è già di otto settimane, ma voi perché non vi unite a me?. Le ragazze, le altre, non ci pensano molto su e accettano. In realtà, poi, questa rivoluzione tira fuori tanta voglia di indipendenza e complicità, ma anche molti fantasmi, paure e conflitti, con i genitori, con la scuola, fra loro stesse. Il tutto si svolge in un paese bretone, sul mare, in cui molto probabilmente la monotona quotidianità mette loro addosso la voglia di novità.
In alcuni momenti c’è un’ottima fotografia che sembra voglia sottolineare il sogno: come quello che ripete Camille alla fine: non si può impedire ad un’adolescente di sognare.
Chi pensava di impedirlo? Lo sgomento dei genitori e di alcuni professori, forse. Durante una riunione c’è chi si dice scioccato, chi invece pensa che sia il loro modo di autodeterminarsi e perché no a 17 anni?
Dunque è un problema sociale quello che affronta questo film. Grave perché la nascita di un bambino non può essere ‘na botta de vita, un calcio alla noia. Grave perché vuol dire che il disagio è profondo, se fuga dai genitori, novità, convivenza con le amiche etc… si traducono con gravidanza!
L’infermiera, ahimè, poi dice una grande verità parlando con Camille: "tu sei forte, ma hai trascinato altre, in questa storia, che potrebbero rimetterci". E questa roba succede dalla notte dei tempi: personalità forti vs. deboli. Sob!
Sul divieto, che dire? Che novità c’è nello scoprire che siamo sempre i soliti falsamente puritani? Solo in certi casi, poi, che a guardarli bene sono proprio quelli, i casi, che tratterebbero con dolcezza, senza violenza o volgarità, temi difficili da affrontare per chiunque. Questa è una storia. Il film racconta di adolescenti che vivono un microcosmo in una realtà contemporanea, che molti adolescenti conoscono bene. È una storia, dunque, dicevo che parla con loro, volendo, ma anche ai loro genitori o a chi si occupa di loro, con il loro linguaggio che è fatto anche di sesso e di spinelli.
Diamo per scontato che l’istinto delle adolescenti/spettatrici (italiane) suggerisca loro di imitare quello che vedono, nella storia, mentre magari potrebbe attivarsi una riflessione, la capacità di valutazione che spesso sottovalutiamo. Diamo loro una chance, o anche di più.
Da spettatrici, meglio 17 ragazze o Amici di Maria De Filippi?
Per quanto mi riguarda, per il secondo non basterebbe un divieto!
P.S.:
In verità il 23 marzo, giorno dell’uscita del film è uscita un’ANSA che comunicava che il divieto era stato ritirato, dopo il ricorso fatto dai distributori.
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